السبت، 18 مارس 2017

Le policy per le donne all`interno di Avanade


“Avere delle politiche dedicate alle donne all’interno dell’azienda è sicuramente un aspetto molto importante e in Avanade lo abbiamo capito” sottolinea Gemma Fiorentino, direttrice marketing e comunicazione di Avanade Italia, che opera nell’innovazione digitale.  Avere dei team misti, composti da donne e uomini, secondo Fiorentino permette di raggiungere prima i requisiti di business richiesti dall’azienda, e per questo, all’interno di Avanade, sono state implementate delle politiche dedicate alle donne,sia per le più giovani che per le senior, come quella degli equity payment: gli aumenti salariali devono essere uguali per entrambi i sessi e vi è un auditing interno che stabilisce, gestisce e controlla che tutto ciò venga rispettato. Inoltre vi sono altre policy che definiscono la percentuale di donne in posizione di leadership: ad oggi le donne presenti in azienda sono il 25%, ma deve crescere entro il 2020 al 30%.

Si può imparare a fare l’imprenditor


Si può imparare a fare l’imprenditore? La risposta a questa domanda è stata oggetto dello studio realizzato dal prof. Fabiano Schivardi dell’Università Bocconi di Milano, il prof. Luigi Guiso dell’'Einaudi Institute for Economics and Finance e il prof. Luigi Pistaferri dell'Università di Standford. Coloro che crescono in ambienti imprenditorialmente densi, cioè in cui vi sono molte imprese rispetto alla popolazione, è più probabile che diventino essi stessi imprenditori, ed anche con risultati migliori, sia dal punto di vista dei profitti, sia dal punto di vista della produttività dell’impresa stessa. Tali risultati vengono confermati anche guardando alle persone che si spostano da un'area all'altra: crescere in un posto dove ci sono tante imprese, permette di apprendere i segreti del mestiere, incorporarle nel proprio capitale umano e di portarle con sè ovunque si vada. Tutto questo quindi, ha delle implicazioni sul tipo di politiche che si possono disegnare per implementare una maggior diffusione dell'imprenditorialità, li dove più carente.




Meritocrazia e rientro dei cervelli: stiamo facendo abbastanza

L’Italia sta perdendo ogni anno le professionalità di cui necessiterebbe per immaginare uno sviluppo nei prossimi anni: questo è quanto sottolinea l'avv. giuslavorista Luca Failla, founding partner LabLaw. Da una parte è bellissimo leggere che tanti italiani ricercatori sono all’estero e alla ribalta di importanti progetti nel campo della medicina, della scienza, dell’ingegneria. Dall’altro, sottolinea l'avv. Failla, è un dato che ci preoccupa, perché il fatto che gli italiani per esprimersi al meglio nelle loro capacità, debbano andare all’estero per poi non rientrare, è un depauperamento delle professionalità, un danno per il Sistema Paese.

Da un punto di vista legislativo, il provvedimento che ha cercato di porre un freno al fenomeno, è stata la Legge 238/10, più nota come legge sul Controesodo che, però è stata modificata con la versione definitiva dell’articolo 16 del decreto legislativo 147/2015 per la crescita e l’internazionalizzazione delle imprese: prevedeva delle forme di incentivazione, di sgravi fiscali per chi fosse rimasto all'estero per più di 5 anni e decidesse di rientrare in Italia.

Il problema, secondo l'avv. giuslavorista Luca Failla, è che questa legge non ha fatto i conti con le novità introdotte dal Jobs Act: a marzo del 2015 è entrato in vigore il decreto n. 23 che ha modificato il regime protettivo in caso di licenziamento illegittimo. I soggetti che dall'estero, dovessero rientrare in Italia, verrebbero assunti con contratto a tutele crescenti, e con un diverso regime sanzionatorio, (non vi è più la reintegra in caso di licenziamento illegittimo, ma l’indennizzo). 

Altra questione riguarda coloro che non hanno neanche la possibilità di andare all’estero e cioè tutte quelle professionalità che non trovano uno sbocco adeguato nel mercato del lavoro. Perché questo accade? 
C’è un mismatch non solo tra domanda e offerta, ma anche di allocazione delle risorse: ci sono soggetti che ricoprono posizioni per le quali hanno una professionalità diversa e questo crea ulteriore improduttività. Se le persone fossero allocate secondo un criterio meritocratico, di compenze il Sistema Paese potrebbe acquisire in produttività ed in efficienza.
Altro problema è l'orientamento professionale: i percorsi di studio influiscono sugli sbocchi professionali, ma secondo l'avv Failla, i giovani hanno ad oggi pochi strumenti per indirizzare le proprie scelte sul futuro.  
"Guardate i vostri talenti, i vostri desideri, le vostre aspirazioni, e poi costruite un percorso di studi che sia coerente anche con le attese del mondo del lavoro" conclude Failla.


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