الجمعة، 17 مارس 2017

E ora l’Europa prepara la contromossa. Casa Bianca minaccia per l’Unione






L’Europa ha capito che non può più far finta di niente. Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, lo ha scritto nella lettera inviata ai leader Ue in vista del summit di venerdì a Malta (ma non a Theresa May): «Le preoccupanti dichiarazioni della nuova amministrazione americana» sono una «minaccia esterna» per l’Europa. Esattamente come la «prepotenza della Cina», «l’aggressività della Russia», «il terrore» e «l’anarchia in Medio Oriente».


E così il ciclone Trump ha ribaltato anche l’agenda del vertice de La Valletta. All’ultimo momento è stato deciso di inserire una sessione dedicata al futuro delle relazioni transatlantiche: i capi di Stato e di governo ne discuteranno all’ora di pranzo e al tavolo ci sarà anche Theresa May. Poi la leader britannica lascerà l’isola del Mediterraneo e farà ritorno a casa, mentre i colleghi proseguiranno la discussione sul futuro dell’Ue a 27. «Anche in questa sede - assicurano dai piani alti del Consiglio - ci sarà ampio spazio per parlare delle relazioni con Trump». Doveva essere il summit dedicato ai flussi migratori dalla Libia, ma probabilmente le relazioni transatlantiche diventeranno il tema principale.

Una spinta decisiva in questa direzione è arrivata dopo i fatti del week-end, con le restrizioni agli ingressi negli Usa per i cittadini di sette Paesi a maggioranza musulmana («Se non altro perché c’è il rischio che nuovi flussi si riversino su di noi» dice in modo molto pragmatico un diplomatico). Ma ieri, proprio mentre a Bruxelles si discuteva ancora se inserire una dichiarazione su Trump nelle conclusioni del vertice oppure se scegliere la via della prudenza, è arrivato l’affondo diretto contro la Germania. Con l’inevitabile risposta della Merkel, che a questo punto potrebbe chiedere una presa di posizione forte da parte dei partner europei. Questa mattina gli sherpa saranno nuovamente al lavoro sulla bozza di conclusioni, che per ora prevede soltanto la parte relativa all’immigrazione.

Già la scorsa settimana avevano suscitato parecchia irritazione le parole del futuro ambasciatore americano presso la Ue. Anche lui se l’era presa con la moneta unica. Prima ancora di insediarsi ufficialmente, Ted Malloch ha detto alla Bbc di prevedere «il crollo dell’euro entro un anno-un anno e mezzo». Poi ha fatto un paragone tra l’Ue e l’Unione Sovietica e ha bollato il suo presidente Jean-Claude Juncker come «uno che sarebbe un buon sindaco in una città del Lussemburgo». Tra i diplomatici europei in questi giorni è evidente l’imbarazzo per le future relazioni che dovranno tenere con il loro collega americano. L’ex premier italiano Mario Monti ha invitato l’Ue a non accettare l’accreditamento di Malloch come ambasciatore a Bruxelles.

Da un lato c’è la consapevolezza che non si possono rompere le relazioni transatlantiche, dall’altro c’è la necessità di fare un passo deciso in avanti per evitare di restare schiacciati. E infatti anche il Parlamento Ue ha inserito un dibattito ad hoc nella sua seduta odierna. Rivolgendosi ai leader europei, Tusk fa un appello all’unità, perché «la disintegrazione dell’Ue non porterà alla piena sovranità dei suoi Stati membri, ma alla loro dipendenza dalle grandi superpotenze come Usa, Russia e Cina. Solo uniti possiamo essere davvero indipendenti». È l’ennesima sfida per l’Unione Europea, chissà se si dimostrerà all’altezza.

Citando il di origine

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